“Il mio Mediterraneo non è quello delle cartoline. La felicità non ti viene mai regalata, te la devi inventare.”
Jean Claude Izzo

Genova qui e ora è una città che si sporge ancora sul Mediterraneo.
Genova qui e ora è anche una città, “quella in cui affiorano l’amarezza e la grandiosità dei sogni”, come scrisse il marsigliese Izzo nel suo ultimo libro poco prima di morire.
Genova qui e ora è molto più di una città, è un modo di vivere vecchio e nuovo al tempo stesso che in quei giorni ci assalì.
Genova qui e ora è un concentrato di desideri che da allora non se ne è più andato, anzi che esonda più passa il tempo e più si avverano quelle cose.
Genova qui e ora è l’esibizione spettacolare di una catapulta che ci sputava fuori dal ‘900 dopo aver distrutto tutte le cose belle del ‘900, la vita, l’arte, la bellezza, la trasgressione, le avanguardie, i quartieri, i teatri, i cinema, le trattorie, la solidarietà delle comunità, e ci aveva lasciato in preda ad un futuro tecnocratico senza futuro.
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