Il maschio burionico

Il maschio burionico – Gianluca Ricciato (scarica e leggi in pdf)


La “puerilità” dell’Oriente ha qualcosa da insegnarci, fosse anche l’angustia delle nostre idee di adulti (Maurice Merleau-Ponty) [1] 


Il maschio burionico

Qui e ora noi viviamo in una sorta di iperuranio tecnologico in cui le funzioni cognitive sono privilegiate rispetto a tutte le altre, in particolare rispetto alle funzioni sensoriali, emozionali e sentimentali. Questa non è una novità, le radici di questo modo di vivere sono quelle della nostra cultura greco-latina e la pervasività di un certo tipo di technè nello sviluppo umano inizia con le rivoluzioni industriali dell’epoca moderna. Tuttavia, da circa 20 anni a questa parte, l’avvenuto sdoppiamento della nostra identità quotidiana tra cosiddetta vita reale e vita virtuale ha posto la questione in termini diversi a livello antropologico, non solo rispetto alla pervasività degli strumenti, ma soprattutto rispetto all’organizzazione delle vite e al rapporto soggetto-mondo.

Questo vuol dire che un’esistenza che non passa attraverso lo sdoppiamento virtuale è un’esistenza che fa fatica ad avere voce. E specularmente, che una presenza mediatica ossessiva rende iper-reale un’idea o un fatto. Ciò non rende più o meno vera quell’idea, ma la percezione di quell’idea come vera.

In questo panorama si è innestata una apparentemente nuova figura di uomo di potere, le cui caratteristiche sono sempre apparentemente diverse da quelle del passato, ma rispetto al modello epistemologico esse fanno perno sulle classiche leve del dominio patriarcale che le culture femministe del ‘900 (e non solo quelle) hanno letteralmente messo a nudo.

Provo ad elencarle perché siano più chiare possibili, in quanto sono il nucleo di quello che sto cercando di evidenziare:

  • logocentrismo epistemologico e fallocentrismo morale
  • mito del progresso come deificazione della techné
  • competitività contro cultura cooperativa
  • primato delle competenze a scapito delle conoscenze sistemiche
  • cultura della guerra come modello mentale e linguistico
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La terra metonimia della Terra

Irrompe nel discorso politico di queste settimane il testo della Confluencia femminista “Un’economia femminista per un mondo in trasformazione”, a ricordarci come ecologia e femminismo dovevano essere sovversione del capitalismo, non giardinaggio e passeggiate, e nemmeno occasioni di assimilazione nel sistema senza mettere in discussione il logocentrismo del patriarcato tecnocratico. Agroecologia, ecofemminismo e mediattivismo: le parole scippate dell’inizio millennio antiglobal sono state state pratiche di vita smorzate?  Ci hanno davvero rubato l’agibilità politica in questi venti anni di millennio globalizzato?

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Immagine di Pablo Echaurren

“La chiesa dice: il corpo è una colpa

La scienza dice: il corpo è una macchina

La pubblicità dice: il corpo è un affare

Il corpo dice: io sono una festa”

Eduardo Galeano

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Stefania

Articolo pubblicato originariamente sul sito di Maschile Plurale

Orvieto vista da Ciconia
Orvieto vista da Ciconia

Stefania era la presidenta. L’abbiamo conosciuta un giorno di qualche anno fa (forse era il 2012) mentre andava e veniva dalla cucina de La Svolta, mitica Ecosteria di Ciconia, frazione di Orvieto, a poche centinaia di metri dalle scuole in cui avevamo appena iniziato le lezioni sulle differenze e contro la violenza. La Svolta era uno di quei luoghi che io sogno sempre si diffondano a macchia d’olio, dove si praticano discipline orienatali, si fa cultura resistente, musica, si mangia bio ed equosolidale. E che come spesso accade non reggono alla barbarie del capitale, che semina ogni giorno nocività e morte nelle nostre vite. Continua a leggere “Stefania”

Che uomini vogliamo essere?

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di Gianluca Ricciato
ripreso da La Bottega del Barbieri

E’ questa la domanda fondamentale della nostra epoca in crisi? Gli uomini oggi si stanno davvero chiedendo cosa vogliono diventare, dopo più di settant’anni di femminismi, o è soltanto un abile gioco retorico da intellettuali che non possono più fare a meno di affrontare questo discorso? Esiste una nuova narrazione della sessualità maschile fuori dalla pornografia poco attraente dei grandi fratelli vip che sdoganano la complicità maschile alla violenza? Esistono comunità sovversive rispetto alla normatività maschile occidentale bianca e borghese che alimenta in questo momento guerre, distruzioni e tragedie dell’immigrazione, da Aleppo a Lampedusa? Stiamo costruendo, o stiamo riuscendo almeno ad immaginare modalità relazionali alternative agli argentini che stuprano e seviziano in branco una ragazzina sedicenne, all’altro branco nostrano che per anni reitera violenze su un’altra ragazzina nel silenzio generale, alla colonia di molestatori che a capodanno non riesce a controllarsi e tenere le mani a freno, al “normale idiota” che prende una tanica di benzina, sale in macchina e va a mettere fuoco la sua ex quando forse basterebbe qualcuno che gli insegnasse a gestire la sua rabbia e il suo dolore, se non fosse stato cresciuto appunto come un idiota criminale (la banalità del maschio) da questa società? Continua a leggere “Che uomini vogliamo essere?”

Il maschile tra natura, cultura e altre invenzioni

Questo testo di qualche anno fa è nato come rielaborazione di un mio intervento tenuto durante l’incontro: “Sessualità maschile e potere” a Catania il 25 novembre 2009 e pubblicato per la prima volta sul Blog “Daniele Barbieri e altr*” (ora transitato su La Bottega del Barbieri). Molte delle esperienze descritte prendono spunto dal lavoro del Laboratorio Smaschieramenti di Bologna di cui ho fatto parte, nato e vissuto nel centro sociale Atlantide, sgomberato malamente lo scorso novembre e a cui sono sempre vicino e che è il simbolo di quello che in Italia fa sempre fatica a trovare cittadinanza in mezzo alle lamentele mediatiche e alle violenze insensate del potere di turno.

Gianluca Ricciato

atlantide

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