La messa in scena della normalità e la paura di trovarsi fuori posto

LA MESSA IN SCENA DELLA NORMALITA’

«Secondo alcuni studiosi, il linguaggio scientifico sarebbe una buona approssimazione del linguaggio non retoricamente elaborato. A ciò si potrebbe opporre che il discorso scientifico, almeno in alcuni suoi passaggi decisivi, fa delle operazioni che sono di carattere squisitamente retorico (*).

Si capisce tuttavia come esso appaia vicino al grado zero se si considera che nella ricerca scientifica i procedimenti metonimici e metaforici (**) si articolano in maniera insieme elastica e stabile, molto più che in altre pratiche significanti dove spadroneggiano ignoranza e licenza.

Discussioni secolari su induzione o deduzione per capire alla fine che la scienza non si trova ad affrontare simile alternativa. Non ne ha bisogno, dico io, poiché il passaggio dal particolare all’universale e viceversa è un’operazione pratica che si fa in tanti modi e versi, ogni volta che sia possibile oltre che opportuno. Ed è possibile appena si riesce ad inventare un significato capace di esprimere e progettare il senso globale di un movimento esplorativo, poco importa quanto esteso o di quale natura. I botanici lavorano su lunghe e minuziose raccolte, Galileo si è concentrato su pochi esperimenti mentali, Freud si è dibattuto con i fantasmi suoi e dei suoi pazienti. Naturalmente le scienze non sono tutte uguali neanche da questo punto di vista.

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La terra metonimia della Terra

Irrompe nel discorso politico di queste settimane il testo della Confluencia femminista “Un’economia femminista per un mondo in trasformazione”, a ricordarci come ecologia e femminismo dovevano essere sovversione del capitalismo, non giardinaggio e passeggiate, e nemmeno occasioni di assimilazione nel sistema senza mettere in discussione il logocentrismo del patriarcato tecnocratico. Agroecologia, ecofemminismo e mediattivismo: le parole scippate dell’inizio millennio antiglobal sono state state pratiche di vita smorzate?  Ci hanno davvero rubato l’agibilità politica in questi venti anni di millennio globalizzato?

echaurren
Immagine di Pablo Echaurren

“La chiesa dice: il corpo è una colpa

La scienza dice: il corpo è una macchina

La pubblicità dice: il corpo è un affare

Il corpo dice: io sono una festa”

Eduardo Galeano

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L’ultimo anno (22) # L’inizio di tutto

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ragnatela

Luglio 1996

Mare ca sape tare comu sape liare,
mare ca comu sta musica
nu se face mai dominare.

Sud Sound System

Cosa c’è al di là di questi momenti non riusciamo a capirlo. Non riusciamo a vedere cosa c’è dopo la trappola, dopo la ragnatela in cui siamo finiti senza nemmeno accorgercene. Non riusciamo a decifrarlo questo rebus, quanto è fatto da nostre paranoie e quanto è invece un vero assedio. Cosa dobbiamo fare per vivere tranquilli? Dobbiamo cambiare vestiti, mentalità, abitudini o che cos’altro, forse sono gli orari che non vanno bene, o il modo in cui camminiamo per strada? Camminiamo troppo lenti per la città, o magari dobbiamo solo cambiare strade?
Non riesco a dormire e con gli occhi sbarrati guardo scorrere l’Adriatico dal finestrino. Betty invece si è addormentata accanto a me, lo scompartimento è pieno come sempre nei periodi che si affacciano alle vacanze e ci ho già fatto l’abitudine, anzi bene ci è andata che due posti li abbiamo trovati. Dopo che siamo riusciti a catapultarci al volo sul treno dell’una e trentanove, l’ultimo della serata, il più disperato. Dopo che senza mollarci un attimo siamo passati dalle rispettive case il tempo di prendere lo strettissimo necessario, come se stessimo andando a fare un fine settimana fuori, ma attenti che non ci fosse nessuno all’entrata di casa sua e a quella di casa mia, del relitto. E quasi ci sembrava strana quella pace tardo serale mentre in Piazza c’era la guerra. Poche ore fa.
Non sappiamo nulla degli altri, siamo preoccupati ma anche liberati. Non sappiamo se da una persecuzione mirata nei nostri confronti o da una semplice azione di ordine pubblico, nemmeno questo sappiamo, se c’è un motivo politico dietro tutto questo o è semplicemente un problema tutto nostro interno, della nostra incapacità di stare al mondo. Prima almeno era tutto più chiaro, chi stava con lo Stato e chi stava contro, e si facevano la guerra. Nemmeno questo abbiamo noi, ma nemmeno lo vogliamo. Quanto ci siamo divertiti quest’anno, quante risate ci siamo fatti. Quante storie ridicole e grottesche abbiamo vissuto, quante avventure senza senso.
Il nonsense è diventato il nostro sesto senso per evitare la serietà della vita che ci piomba addosso e non sappiamo affrontare. Solo che tu riesci a dormire bella mia, tu riesci ad acquietare la mente, io sono ancora qui a rimescolarmi le immagini nel cervello per il mio solito vizio di non riuscire a staccarlo, per il solito circolo vizioso di cercare il senso nel nonsenso. Continua a leggere “L’ultimo anno (22) # L’inizio di tutto”

L’ultimo anno (20) # Duelli

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Frida Kahlo
Frida Kahlo Il mio vestito è appeso là o New York, 1933 Olio e collage su masonite, cm 46 × 50 Monterrey, FEMSA © Banco de México Diego Rivera & Frida Kahlo Museums Trust, México D.F.


Luglio 1996

Solo un altro giorno nella vita di un guaglione
tempo che non dà soddisfazione
Neffa

«Hai scopato?»
«Sì.»
«Ah beh.»
«Che cosa?»
«No, niente, dicevo beata te.»
«Mah, a te com’è andata?»
«Mmm, così così, ho scambiato qualche effusione affettuosa.»
«Certo, affettuosa.»
«Perché tu non sei stata affettuosa?»
«Per me l’affetto è un’altra cosa rispetto alla scopata dell’altra notte.»
«E chi è?»
«Che ti interessa?»
«Così per curiosità…»
«È un ragazzo marchigiano, si chiama Luigi.»
«Marchigiano?»
«Sì, perché non si può?»
«Ma stiamo litigando?»
«Non so, se vuoi litighiamo, sei tu che sei strano.»
«Non è che sono strano, è che non lo so, non me l’aspettavo e… dai non fare la svampita, non è che mi lascia indifferente.»
«Non sono svampita, nemmeno a me lascia indifferente che tu abbia avuto effusioni affettuose con Anja.»
«Senti, io ho passato una notte terribile con lei, va bene?»
«Mi dispiace.»
«Sei sicura che ti dispiaccia?»
«Sì.»
«Grazie, ma non lo so se mi va di parlarne adesso con te.»
«Va bene parliamo di altro.» Continua a leggere “L’ultimo anno (20) # Duelli”

L’ultimo anno (17) # Diario della militanza sentimentale

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SUMMER OF LOVE 3.jpg

Nuovo Millennio

diario della militanza sentimentale

 

È inutile che continuo a cercare di definire i particolari, i dettagli, le sfumature che mi fanno piacere una persona. Come se davvero fossero dei pezzi di corpo o dei pezzi di anima, delle semplici caratteristiche. È inutile che cerco di spiegare i particolari del blocco alla bocca dello stomaco, perché quel blocco non è particolare, è universale, riguarda la totalità di quella persona e di me stesso e di tutti gli altri esseri umani, riguarda gli alberi le piante le montagne e il mare, riguarda i colori e le emozioni, tutte le emozioni.
È quando una persona ti piace e la ami qualunque cosa essa faccia. Continua a leggere “L’ultimo anno (17) # Diario della militanza sentimentale”