La messa in scena della normalità e la paura di trovarsi fuori posto

LA MESSA IN SCENA DELLA NORMALITA’

«Secondo alcuni studiosi, il linguaggio scientifico sarebbe una buona approssimazione del linguaggio non retoricamente elaborato. A ciò si potrebbe opporre che il discorso scientifico, almeno in alcuni suoi passaggi decisivi, fa delle operazioni che sono di carattere squisitamente retorico (*).

Si capisce tuttavia come esso appaia vicino al grado zero se si considera che nella ricerca scientifica i procedimenti metonimici e metaforici (**) si articolano in maniera insieme elastica e stabile, molto più che in altre pratiche significanti dove spadroneggiano ignoranza e licenza.

Discussioni secolari su induzione o deduzione per capire alla fine che la scienza non si trova ad affrontare simile alternativa. Non ne ha bisogno, dico io, poiché il passaggio dal particolare all’universale e viceversa è un’operazione pratica che si fa in tanti modi e versi, ogni volta che sia possibile oltre che opportuno. Ed è possibile appena si riesce ad inventare un significato capace di esprimere e progettare il senso globale di un movimento esplorativo, poco importa quanto esteso o di quale natura. I botanici lavorano su lunghe e minuziose raccolte, Galileo si è concentrato su pochi esperimenti mentali, Freud si è dibattuto con i fantasmi suoi e dei suoi pazienti. Naturalmente le scienze non sono tutte uguali neanche da questo punto di vista.

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10 autodifese dal fascismo scientista

“In un convegno del settembre 2017 presso il Cicap – Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze, Silvio Garattini, presidente di una fondazione privata di ricerche farmacologiche, tiene una lectio magistralis per smascherare la «finta scienza». Ma si evince subito che i suoi obiettivi non sono i seguaci del paranormale, bensì suoi colleghi medici e ricercatori che hanno idee e pratiche diverse dalla sua. Obiettivo legittimo naturalmente, quello di criticare. All’interno però di questa conferenza – che si può ascoltare online su youtube – Garattini stila un arbitrario «decalogo del perfetto credulone» (visionabile dal minuto 7), in cui invita a fare attenzione ad una serie di persone che hanno almeno «due o tre» delle seguenti caratteristiche, tra cui ad esempio vegetarianesimo, alimentazione biologica e metodi di cura «non ortodossi».”[1]


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La malattia cronica della sanità italiana

Pubblicato in origine su La Bottega del Barbieri

 

L'UNITA' 23 GIUGNO 1993
L’Unità del 23 giugno 1993

 

Prende sempre lo sconcerto nel leggere le vicende giudiziarie innescate il 22 giugno 1993 con l’arresto del ministro della sanità Francesco De Lorenzo, e poco dopo del direttore del sistema farmaceutico Duilio Poggiolini. Oppure nell’evocare espressioni ormai cult della storia italiana legata al capitolo sanità di Tangentopoli: «sua sanità», «sangue infetto», «malasanità», «Re Mida della sanità». Così è almeno per chi come me in quell’epoca era adolescente e ha assistito in diretta al crollo dall’interno di un sistema politico, svergognato da uno dei suoi poteri costituzionali, il potere giudiziario. E tutta la contraddittorietà che questo fatto si porta dietro in quanto «rivoluzione a suon di manette» e tutta intestina ai poteri dello Stato italiano.

Lo sconcerto però si moltiplica nell’apprendere che oggi quei nomi, quelle aziende private, quelle multinazionali del farmaco, quelle modalità che Poggiolini definì eufemisticamente come un adagiarsi «in quella che voi giudici chiamate situazione di corruzione ambientale»(1) sono in buona parte ancora protagoniste dell’attualità. Lo sconcerto si trasforma allora in dubbio consistente: che quelle modalità di corruzione del sistema sanitario da parte di aziende private interessate principalmente al profitto allora fosse solo agli albori, mentre ora, nel 2020 della pandemia globale, è a pieno regime. E che la rivoluzione italiana delle manette, in questo caso, sia stata solo un tentativo ammirevole ma inconsistente di fermare un sistema di potere troppo forte: la globalizzazione vincente delle multinazionali chimico-farmaceutiche.

Un tentativo dettato in quel momento dallo scoprire però qualcosa di troppo forte, letteralmente osceno: «Le tangenti sul prezzo delle medicine… vuol dire taglieggiare i vecchi, i malati, i più deboli», dissero i giudici allora, allibiti. (2) Continua a leggere “La malattia cronica della sanità italiana”

La metafora della guerra

gabbie-mentaliAprile 2020. Siamo in cattività. Costrette e costretti a casa e con una marea di relazioni e comunicazioni mediate e non dirette. Quelle dirette, i rapporti in carne e ossa con familiari o conviventi risentono di questa cattività. Ci troviamo bloccate e bloccati dove eravamo nel momento in cui non abbiamo più potuto circolare. Magari per molti di noi sarebbe stato diverso 6 mesi o un anno fa, diversissimo.

Siamo bombardati. E non uso a caso questo termine: siamo assediati, minacciati, terrorizzati, attaccati (volgetele anche al femminile).

Tutte queste espressioni fanno parte di una macro-espressione che si fonda su un grande concetto metaforico: la discussione è una guerra. Accanto a questa grande metafora, che sottende alla comunicazione soprattutto in questi giorni, ne abbiamo un’altra: la malattia è una guerra. Continua a leggere “La metafora della guerra”

Una settimana da paura

Manifesto - Campagna di Vaccinazione
Immagine del Manifesto apparso sui muri di Roma per la campagna di vaccinazione della Regione Lazio (2016)

Una settimana da paura. Il capitalismo scientista occupa giornali, televisioni e Senato

di Gianluca Ricciato

 

Nel giro di una manciata di giorni, dal 7 al 13 ottobre, il capitalismo finanziario legato alle multinazionali farmaceutiche è riuscito in Italia, con i suoi esponenti e fiancheggiatori, ad occupare giornali, editoria, televisione e Senato. Roberto Burioni con la sua nuova uscita “Balle mortali” onnipresente. La Glaxo Smith Kline, multinazionale farmaceutica condannata per tangenti, in Italia e non solo[1], e che ha investito nel 2016 un milione di euro in Toscana[2] per il business dei vaccini, viene ospitata in una sala del Senato insieme a Walter Ricciardi, numero uno dell’Istituto Superiore Sanità (ISS) e consulente più o meno velato della Glaxo, come emerso nel libro Vacci-nazione[3] della giornalista Giulia Innocenzi, in barba ai conflitti d’interesse. Lo stesso Ricciardi che riparte con una campagna d’odio virale, questa volta contro Giancarlo Pizza, da anni presidente dell’ordine dei medici, per aver osato esprimere dubbi sulla legge 119/2017, la cosiddetta legge Lorenzin, ormai famigerata. E tutta la solita manciata di “scienziati” pop provax, gli stessi onnipresenti in questa settimana sui media che si ritrovano pronti, a poche ore dalla morte di una bambina a Melfi, in Basilicata, a insultare l’intelligenza collettiva fornendo diagnosi last minute, e a schernire il dolore dei genitori che chiedono l’ovvio, ossia che venga aperta un’inchiesta partendo dai sospetti, visto che la morte è avvenuta a 24 ore dalla vaccinazione. Continua a leggere “Una settimana da paura”