Riporto un interessante articolo della giornalista Silvana Nuvola apparso sul sito Bellosalento.it
Salento, l’estate della svolta.
I nuovi nomi dei monumenti
di Silvana Nuvola
Lecce, 28 agosto 2020 – A fine estate possiamo annunciare con gioia che per il Salento l’estate del Covid non solo è salva, ma è stata addirittura l’estate della svolta. Simbolo di questo successo è la scelta delle amministrazioni di Lecce e Galatina – di opposta fazione nella fiction elettorale ma unite nelle politiche di sudditanza al capitale – di modificare il nome dei due monumenti rispettivamente più rappresentativi. Grazie all’indimenticabile sfilata di moda pinkwashing svoltasi nella capitale del Salento lo scorso 22 luglio e seguita da tutta Italia, è stato scelto con lungimiranza e acume politico di rinominare la splendida Piazza Duomo, che da oggi diventa giustamente Piazza Dior. La scelta, proposta dal sindaco Michele Salvemini e votata all’unanimità da tutta la giunta, è stata accompagnata dal plauso di tutte le forze politiche regionali e nazionali, ad eccezione di una piccola parte di complottisti insurrezionalisti che ha sostenuto una oziosa querelle sui muri della città, basata sulla fake news secondo cui sarebbero state utilizzate in modo inappropriato le parole di una terrorista degli anni Settanta, tale Carla Lonfo.
Per fortuna è arrivata puntuale la risposta del responsabile della task force sanitaria regionale, Stanlio Lo Palco, a ristabilire la verità: “la scelta del nome Piazza Dior e l’affidamento della gestione dell’accesso al centro storico per i prossimi centocinquant’anni ad un privato di sicuro valore, è una via necessaria per il superamento dell’emergenza epidemiologica e perché gli automi cretinetti possano attraversare in sicurezza lo spazio cosidetto pubblico, ma ormai per legge di proprietà della nota multinazionale”.
Subito dopo questa felice intuizione, è stato il comune di Galatina a non lasciarsi sfuggire l’occasione di rendere omaggio alla dittatura capitalista. L’obsoleto nome della più importante basilica cittadina, Santa Caterina di Alessandria, è stato così sostituito con il più moderno e progressista Santa Caterina Ferragni, in omaggio ad una delle intellettuali di riferimento del centro-destra-sinistra italiano, che negli stessi giorni della sfilata Dior ha impreziosito con le suole delle sue scarpette d’oro i pavimenti polverosi e vetusti della famosa basilica.
“È il segno che questi anni di duro lavoro hanno finalmente portato i frutti sperati”, chiosa lo sceriffo Ollio Emiliano, “e il fatto che le ragazzine di tutta italia abbiano scelto quest’estate di venire in Puglia a scattare selfie e mandare kissini in costume da bagno dall’interno delle nostre chiese, lasciatemelo dire, mi riempie di orgoglio e mi dà brividi di eccitazione, come uomo politico patriarcale, ma prima di tutto come pugliese.”
Un’altra pagina felice insomma per il Salento e per la sua storia iniziata, non dobbiamo dimenticare, grazie ad un gruppo di pionieri fondatori che sarebbero sicuramente felici di queste scelte, sebbene fosse un po’ diverso lo spirito di quel lontano periodo. Fu nella seconda metà del secolo scorso, infatti, in particolare nel giugno del 1996, che si decise il nome per questo angolo di mondo fino ad allora ignorato da tutti, in un cenacolo frugale a base di friselle e sargenischi, presso la sala riunioni del Convento degli Agostiniani di Melpignano. Stando a quanto riportano gli annales salentini, erano presenti a quel leggendario incontro Edoardo Winspeare, Vinicio Capossela, Sergio Blasi, Terron Fabio, Giovanni Lindo Ferretti e Pino Zimba.
Ma questa è storia, ormai. Oggi il Salento può finalmente guardare avanti e candidarsi come uno dei protagonisti indiscussi dell’orrore scintillante globalizzato.