1984 occhio«Il primo e il più elementare stadio di tale disciplina, e che si può insegnare anche ai fanciulli in età più tenera, si chiama, in neolingua, lo stopreato. Lo stopreato sta a rappresentare, in sostanza, la facoltà di arrestarsi in modo rapido e deciso, e come per istinto, sulla soglia di qualsiasi pensiero pericoloso. Esso include la capacità di non cogliere le analogie, di non riuscire a percepire errori di logica, di equivocare anche sugli argomenti più semplici, ove essi siano incompatibili con il Socing, e soprattutto d’esser presto affaticati e respinti da qualsiasi tentativo di elaborare una dialettica di pensiero che sia suscettibile di condurre in una direzione eretica. Stopreato significa, in sostanza, stupidità protettiva. Ma la stupidità non basta. Al contrario la piena ortodossia richiede un controllo sopra la propria capacità induttiva pari a quello che si suppone debba avere un contorsionista sul suo corpo.

La società dell’Oceania poggia, in definitiva, sulla fede che il Gran Fratello è onnipotente e che il Partito è infallibile. Ma poiché in realtà il Gran Fratello non è onnipotente, e il Partito non è infallibile, si rende necessaria una instancabile capacità d’adattamento nell’interpretazione dei fatti che vanno aggiornati di continuo. La parola chiave, per codesta facoltà, è nerobianco. Come molte altre in neolingua, anche questa ha due significati contrari. Riferita a un oppositore, definisce, appunto, l’abito di pretendere impunemente che il nero sia bianco o viceversa, in aperta contraddizione con i fatti. Riferita invece a un membro del Partito, sta ad esprimere la volenterosa lealtà di dire che il bianco è in realtà nero tutte le volte che lo richieda la disciplina di Partito. Ma esprime anche la particolare abilità che consiste nel credere che il nero sia bianco o meglio addirittura di sapere che il nero è bianco, e di dimenticare d’aver mai creduto il contrario. Ciò richiede una continua trasformazione e alterazione del passato, resa possibile mediante il sistema filosofico che in realtà comprende tutti gli altri, e che è conosciute in neolingua come bispensiero.

L’alterazione del passato si rende necessaria per due ragioni, una delle quali è sussidiaria e, per così dire, precauzionale. La ragione sussidiaria è che un membro del Partito, così come un prolet, sopporta le condizioni presenti, in gran parte, solo perché non possiede alcun mezzo per confrontarle con quelle di un’altra epoca. Esso deve restare tagliato fuori dal passato, così come deve restar tagliato fuori dai paesi nemici, perché è necessario ch’egli creda d’essere migliore dei suoi antenati e che il livello medio delle condizioni materiali vada aumentando sempre più. Ma la ragione di gran lunga più importante per il continuo aggiornamento del passato è costituita dal bisogno di salvaguardare l’infallibilità del Partito.

Non si tratta solo di aggiornare discorsi, statistiche e documenti d’ogni genere con diligente costanza, in modo da poter dimostrare, ad ogni momento, che le previsioni e le predicazioni del Partito erano esatte e illuminate: si tratta soprattutto di stabilire che nessun mutamento dottrinario ovvero nello schieramento politico può mai essere ammesso. Poiché mutar parere, così come mutar la linea politica, costituisce una confessione di debolezza. Se, per esempio, l’Eurasia, o l’Estasia (non importa quale delle due), è il nemico d’oggi, allora bisogna decidere che essa è stata il nemico di sempre. E se i fatti invece dicono il contrario, allora bisogna alterare i fatti. Così la storia si riscrive di continuo.

Questa quotidiana falsificazione del passato, intrapresa e condotta dal Ministero della Verità, è necessaria alla stabilità del regime né più né meno quanto lo è l’opera di repressione e di spionaggio condotta dal Ministero dell’Amore. La mutabilità del passato è il dogma centrale del Socing. Si ritiene infatti che gli avvenimenti del passato non abbiano alcuna realtà obbiettiva ma che sopravvivano solamente in documenti scritti ovvero nella memoria degli uomini. Il passato è tutto ciò sul quale da un lato i documenti e dall’altro la memoria sono d’accordo. E dal momento che il Partito ha il controllo totale di tutti i documenti, così come quello, del pari totale, delle menti dei suoi membri, ne consegue che il passato è quello che il Partito decide che sia. Ne consegue inoltre che, sebbene il passato sia mutevole, esso non è mai stato mutato in un caso specifico. Poiché, non appena è stato ricreato in quella forma che si è resa necessaria in un determinato momento, da allora questa nuova versione è il passato, e non può essere mai esistito alcun passato in contrasto con essa. Ciò vale anche quando, come succede spesso, lo stesso avvenimento viene trasformato più e più volte, fino a diventare del tutto irriconoscibile, pur nel corso di un solo anno.

In ogni momento il Partito è in possesso della verità assoluta, ed è chiaro che l’assoluto non può mai essere stato diverso da ciò che è al momento presente. Si vedrà che il controllo del passato dipende soprattutto da una sorta di educazione della memoria. Verificare che tutti i documenti scritti concordino con l’ortodossia del momento non costituisce che un atto automatico dell’intelligenza. Ma è anche necessario, nello stesso tempo, ricordare che i fatti avvennero in quella determinata maniera. E se è necessario rimettere a posto la propria memoria, e raggiustarla con documenti scritti, è necessario che poi ci si dimentichi di averlo fatto.

Il procedimento per arrivare a ciò può essere appreso allo stesso modo con cui si apprende qualsiasi altro tipo di tecnica mentale. Esso è appreso dalla maggioranza dei membri del Partito, e certamente da tutti coloro che sono, insieme, intelligenti e ortodossi. In archelingua tale procedimento si chiamava, con frase onesta, «controllo della realtà». In neolingua si chiama bispensiero; sebbene il concetto di bispensiero comprenda un’infinità di altre cose. Bispensiero sta a significare la capacità di condividere simultaneamente due opinioni palesemente contraddittorie e di accettarle entrambe.

L’intellettuale di Partito sa in quale direzione i suoi ricordi debbono essere alterati: sa quindi perfettamente che sottopone la realtà a un processo di aggiustamento; ma mediante l’esercizio del bispensiero riesce nel contempo a persuadere se stesso che la realtà non è violata. Il procedimento ha da essere conscio, altrimenti non riuscirebbe a essere condotto a termine con sufficiente precisione, ma deve anche essere inconscio poiché altrimenti non saprebbe andar disgiunto da un senso vago di menzogna e quindi di colpa.

Il bispensiero giace proprio nel cuore del sistema cosiddetto Socing, dal momento che l’atto essenziale del Partito consiste nell’usare un inganno cosciente e nello stesso tempo mantenere una fermezza di proposito che s’allinea con una totale onestà. Spacciare deliberate menzogne e credervi con purità di cuore, dimenticare ogni avvenimento che è divenuto sconveniente, e quindi, allorché ridiventa necessario, trarlo dall’oblio per tutto quel tempo che abbisogna, negare l’esistenza della realtà obbiettiva e nello stesso tempo trar vantaggio dalla realtà che viene negata… tutto ciò è indispensabile, in modo assoluto.

Persino nell’usare la parola stessa bispensiero occorre mettere in opera il bispensiero stesso, poiché usando la parola si ammette implicitamente che si sta adattando una realtà; con un primo, ingenuo atto di bispensiero tale ammissione viene soppressa, e così all’infinito, con una menzogna che si preoccupa sempre d’arrivar prima della verità. Insomma, è proprio mediante il bispensiero che il Partito è stato capace (e può continuare ad esserlo, per quanto ne sappiamo, per migliaia d’anni) di arrestare il corso della storia.»

Orwell_1984

GEORGE ORWELL – 1984

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