L’ultimo anno (20) # Duelli

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Frida Kahlo
Frida Kahlo Il mio vestito è appeso là o New York, 1933 Olio e collage su masonite, cm 46 × 50 Monterrey, FEMSA © Banco de México Diego Rivera & Frida Kahlo Museums Trust, México D.F.

Luglio 1996

Solo un altro giorno nella vita di un guaglione
tempo che non dà soddisfazione
Neffa

«Hai scopato?»
«Sì.»
«Ah beh.»
«Che cosa?»
«No, niente, dicevo beata te.»
«Mah, a te com’è andata?»
«Mmm, così così, ho scambiato qualche effusione affettuosa.»
«Certo, affettuosa.»
«Perché tu non sei stata affettuosa?»
«Per me l’affetto è un’altra cosa rispetto alla scopata dell’altra notte.»
«E chi è?»
«Che ti interessa?»
«Così per curiosità…»
«È un ragazzo marchigiano, si chiama Luigi.»
«Marchigiano?»
«Sì, perché non si può?»
«Ma stiamo litigando?»
«Non so, se vuoi litighiamo, sei tu che sei strano.»
«Non è che sono strano, è che non lo so, non me l’aspettavo e… dai non fare la svampita, non è che mi lascia indifferente.»
«Non sono svampita, nemmeno a me lascia indifferente che tu abbia avuto effusioni affettuose con Anja.»
«Senti, io ho passato una notte terribile con lei, va bene?»
«Mi dispiace.»
«Sei sicura che ti dispiaccia?»
«Sì.»
«Grazie, ma non lo so se mi va di parlarne adesso con te.»
«Va bene parliamo di altro.» Continua a leggere “L’ultimo anno (20) # Duelli”

L’ultimo anno (19) # Una donna ferita e saggia

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ghiaccio

Luglio 1996

«Vieni su con me» mi dice Igor, e senza che me ne accorga mi ritrovo con lui in macchina diretto verso il Nordovest.
Non mi dispiace abbandonare l’afa asfissiante ma mi turbano molte cose, andare via in questo momento, sotto esame, anche se mi porterò i libri e Igor mi ha promesso un luogo ideale in mezzo al verde dove sarò da solo a dormire e potrò concentrarmi.
Lasciare tutti sotto tiro, lasciare Betty che è sotto esame anche lei e sotto tiro più di me, ha l’anima instabile e trova spesso in me una persona con cui parlare. Siamo andati a passeggiare in questi giorni all’imbrunire dopo le giornate di studio, ci siamo raccontati e ci siamo baciati ancora senza promesse e senza cornici di nessun tipo, ma siamo coinvolti e i vari casini intorno a noi sembrano rafforzare questo coinvolgimento.
Mi chiede se voglio restare in città e lo sta chiedendo a se stessa, io non so cosa risponderle. È stanca della storia con Davide, di un anno confusionario e delle angosce che non se ne vanno. Le dico che sono stanco anch’io, ma sono fiducioso perché stiamo vivendo cose importanti.
Ci accarezziamo con le parole e con i corpi, ci vogliamo bene e non andiamo troppo avanti con l’intimità. Quando le dico che Igor mi porta in Piemonte accenna un sorriso sarcastico come volesse dirmi hai visto che avevo ragione. Ma non sa che mi turba rivedere Anja, e non glie lo dico. Forse c’entra anche Anja con l’insistenza di Igor a farmi partire insieme a lui, ho paura di vederla perché dovrò raccontarle tutto e perché sento che lei si aspetta il mio dovere di maschio. Del resto io il mio dovere di maschio libertino lo dovrei fare, non ho alcun legame reale e sulla carta non dovrei preoccuparmi di fare ingelosire Betty visto che non ho fatto una piega alla sua storia con Davide in tutti questi mesi. Ma la carta in queste cose non conta nulla e dall’arresto in poi Davide e Betty stanno quasi evitando di vedersi da soli, forse per non alimentarsi le tensioni forse perché era già destinato a concludersi il loro ménage. Continua a leggere “L’ultimo anno (19) # Una donna ferita e saggia”