Scioperare dal privato e dalle doppie morali

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«Dietro ogni grande uomo c’è una grande donna». Sento questa frase da quando sono piccolo e prima mi faceva molto effetto. Mi faceva pensare a qualche specie di trama femminile che si tesseva nelle case private dei grandi uomini pubblici, cantanti, scrittori, presidenti e imprenditori. Mogli, compagne e fidanzate più o meno affascinanti che nei letti notturni suggerivano le grandi frasi e le grandi azioni. E tutto questo, devo dire, aveva il suo fascino e vedo che lo ha ancora. Poi, con l’affermazione della parità («ora che non possiamo farne a meno, per non farci smascherare facciamo in modo che anche le donne abbiano la loro fetta di pubblico, la loro quota rosa», più o meno), anche i veri o immaginari mariti delle donne di potere hanno assunto questo ruolo fascinoso. Questa immagine però ormai da molto tempo ha iniziato a nausearmi.

Prima di tutto voglio specificare una cosa. Non voglio dire che il privato non sia importante. Anzi al contrario credo che ogni azione pubblica o politica abbia in realtà un’origine o un movente personale, credo cioè che la spinta verso cui si muovono tutti e tutte nell’agire pubblico sia comunque una spinta personale, buona o cattiva che sia: si tratti cioè di un piccolo e squallido tornaconto economico o di una grande ingiustizia vista o subita che ti porta ad accogliere una grande causa. Sarà parziale come visione ma io vedo sempre di più questo.

Quindi la nausea che mi iniziò a salire qualche anno fa – nausea reale, non metaforica, in tante occasioni di movimento, a esempio – non mi derivava dalla presenza del privato, quanto invece dalla divisione netta fra questi due spazi, il pubblico/politico e il privato/personale, che sia i capetti alternativi di turno che il mainstream mediatico alimentavano e alimentano più o meno consapevolmente. Questa divisione è anche la divisione fra lo spazio del dicibile e del non dicibile, del fattibile e del non fattibile, che risale storicamente alla divisione fra maschile e femminile innanzitutto e alla doppia morale tipicamente patriarcale fra vizi privati e pubbliche virtù. Altri momenti di nausea, legati a questo discorso, furono il vedere questa divisione agita da tanti maschi e anche da alcune femmine nelle loro relazioni, ancora oggi nel duemilatredici, e nelle nuove versioni del capitalismo emancipatorio.

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L’ultimo anno (è uscito)

COPERTINA L'ULTIMO ANNO

Titolo: L’ultimo anno

Autore: Gianluca Ricciato

Genere: Narrativa

Anno: 2013

Casa editrice: Edizioni Smasher

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Gli anni Novanta sono il periodo di tempo che intercorre tra i più famosi anni Ottanta e il celebre anno Duemila. Come ogni stagione fin de siecle, sono stati anni di difficile interpretazione ma in cui sono successe un bel po’ di cose importanti. Almeno per quelli che hanno la mia età. Per esempio è stato il periodo in cui si sono affermate la dittatura globale, il pensiero unico e il mondo artificiale. E anche il periodo in cui è nata la resistenza globale a tutto questo, tanti spazi per praticarla, tanta musica che ne parlava cercando di creare oasi nel deserto di cemento.

La storia che ho raccontato e che si chiama L’ultimo anno è ambientata in quel periodo, nel pieno degli anni Novanta, e si nutre di quell’atmosfera lì. I protagonisti, Marco, Betty, Davide, Anja e tutti gli altri, si trovano gettati in una specie di frontiera spaziotemporale e in una serie di cose molto più grandi di loro, cercano di interpretarle ma soprattutto cercano di sopravvivere. Sanno solo che la vita che hanno visto fare dai loro predecessori fino a quel momento non conta più, che il piccolo mondo antico si sta sfracellando definitivamente e non solo perché sta cambiando il sistema economico ma perché sta cambiando il modo di vivere, di stare insieme, di fare le amicizie e di fare gli amori. O almeno questo è quello che pensano.

La città di questa storia è inevitabilmente Bologna, perché è la città che conosco meglio e perché di cose strane negli anni Novanta ne abbiamo vissute tante anche nella realtà vera.

A parte tutto questo, per quanto mi riguarda questa storia parla soprattutto di sentimenti e di amicizia, che sono sempre cose complicatissime da vivere, specie quando hai diciannove anni e un sacco di paranoie. E non solo a quell’età.

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Insomma se volete L’ultimo anno potete:

– uno, andare nella vostra libreria di fiducia e chiedere “avete L’ultimo anno di Gianluca Ricciato, Edizioni Smasher?”. Se inspiegabilmente vi dicono di no, indignatevi e ordinatelo subito

– due, ordinarlo direttamente dal sito della casa editrice, attraverso i suoi contatti (http://www.edizionismasher.it/gianlucaricciato.html)

– tre, chiedere una copia a me quando mi incontrate, non è detto che ce l’abbia ma magari sì

Questo è! Tutto il resto è fiction…

Gianluca, novembre 2013