Articolo scritto per le scor-date del Blog di Daniele Barbieri e altr*,
originariamente pubblicato l’1 febbraio 2012 qui
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«Tutte le volte che la natura essenziale delle cose è analizzata dall’intelletto, essa non può non apparire assurda e paradossale. Ciò è sempre stato riconosciuto dai mistici, ma solo recentemente è divenuto un problema interno alla scienza». (Fritjof Capra, «Il Tao della fisica»1)
Compie 74 anni Fritjof Capra, un pensatore ai limiti del linguaggio e della logica, per come noi occidentali siamo abituati a pensare questi due termini. Non è facile parlare di Capra in un breve spazio ma ci proverò. Non mi è facile perché molte cose della mia vita sono passate attraverso i suoi testi, e viceversa, molti suoi testi hanno «illuminato», come direbbe lui, molte esperienza importanti della mia vita. In un andirivieni tra pensiero e realtà, tra parole e cose, che è il nucleo centrale della sua testimonianza di «fisico mistico».
Già dire chi sia Capra è difficile. E’ un professore universitario, studioso di fisica dei sistemi. E’ un pedagogista, propugnatore dell’educazione sostenibile e fondatore del Center For Ecoliteracy2 di Berkeley, in California. È un filosofo che ha portato fino in fondo le conseguenze dei suoi studi scientifici e ha inventato, o forse ha solo scoperto, un ponte fra l’antico pensiero mistico orientale e la fisica moderna post-newtoniana, quella cioè che prende le mosse dalle scoperte della meccanica quantistica e dalla teoria della relatività di Einstein. È un saggista e pensatore politico, che ha messo in connessione i limiti della logica occidentale con la crisi di civiltà che stiamo affrontando – crisi ecologica, sociale, economica, esistenziale.
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