Caso eccezionale in questo blog, ospito una fiaba atroce non mia, un racconto di Antonello Liberatoscioli, che narra delle vicende avvenute in una famosa strada del centro bolognese nel bel mezzo degli anni Novanta.
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Camminiamo per la strada e ci infiliamo in quel viottolo di via Marsala. Bologna è una città ancora inesplorata per noi e via Marsala sembra essere una via particolare nella sua asimmetria, molto suggestiva. Il sole picchia ancora forte, anche se siamo a settembre, d’altronde sarà mezzogiorno circa.
Saliamo nell’antica casa nell’ombra e nel freschetto di quei muri spessi e malmessi. Una signora ci apre la porta e ci inizia a far vedere l’abitazione. È un grande appartamento mansardato, una specie di open space, dove si passa senza accorgersene dalla cucina alla sala comune e molto spaziosa alle camere da letto. Un’enorme porta-finestra scorrevole delimita l’appartamento dal terrazzo. Anche il terrazzo è di notevole dimensione, con un tavolino messo al centro e fatto apposta per passarci intere giornate a leggere o a discutere amabilmente.
La visuale sui tetti rossi del centro storico, in quell’assolata mattina settembrina, aiuta senza dubbio il compito della signora. Lei è una donna sulla cinquantina, che ci spiega che in quell’appartamento avevano vissuto quattro studenti ai primi anni di università, i quali avevano combinato dei casini così grandi che erano venuti gli stessi genitori a riprenderseli e a portarli via. La signora aggiunge, con un palpabile disappunto, che i ragazzi hanno lasciato della roba nell’appartamento e che devono finire ancora di sgomberare: “credo che studiavano lettere o filosofia o qualcosa del genere” dice.
In effetti la roba dei quattro ragazzi è ancora sparsa per tutta la casa, in notevole disordine. La mia immaginazione di ragazzo appena diplomato, viene subito colpita da un bellissimo narghilè che si staglia imponente al centro della stanza, sopra un tappeto orientale di color rosso scuro. La signora continua a parlare, ma io inizio a girare per la casa notando i particolari e facendo le mie considerazioni. In una specie di tavolinetto-libreria scorgo alcuni libri, Il lupo della steppa di Hermann Hesse e diversi suoi racconti, I dolori del giovane Werther di Goethe, Dostoevskij, Nietzsche, Rimbaud,… Tutto l’appartamento sa di vissuto, di usato e di consunto, anche le pareti sono ancora disegnate: “non vi preoccupate che prima di farvi entrare, rimbianchiamo tutta la casa” dice fiera la donna.
I quattro dovevano essere dei gran tipi, penso invece io, si vede da ogni angolo dell’appartamento. E soprattutto pare che se la sono goduta… La luce entra copiosa dalla porta finestra e da tutte le finestre del vano che sembra di stare nei quartieri spagnoli di Napoli, una sensazione di benessere ci pervade.
Certo che i tipi hanno sistemato proprio bene la mansarda, mi sembra che si siano creati un luogo piacevole dove passare molto tempo, e uscire di casa solo in casi necessari.
Mentre penso a queste cose, sento Gianni che inizia a fare alla donna le sue solite domande del tipo: possiamo attaccare i poster sui muri?, gli inquilini non fanno problemi se qualche volta diamo delle feste? Io mi scuoto dal torpore che mi ha investito e provo ad intervenire prontamente, prima che il danno si sia compiuto, “no, comunque signora non si preoccupi, ci iscriviamo a giurisprudenza quest’anno, e quindi non ci sarà tanto tempo per fare delle feste…ah..ah..” che paraculo!
È da poco tempo che sono a Bologna e che giro alla ricerca di case da prendere in affitto, ma ho già notato lo sguardo che fanno i proprietari quando si parla di facoltà, mai nominare il gruppo afferente a lettere e filosofia. Per questo motivo non dico mai che all’orale dell’esame di stato, in questo stesso anno, ho portato come materie proprio italiano e filosofia.
Comunque dovevo aspettarmelo, lo spirito artistico di Gianni in questo appartamento prende il volo e non gli si può dare nemmeno torto.. Credo che lui sia stato colpito, anche più di me, da questo luogo suggestivo e dalla storia di quei quattro ragazzi.
A questo punto Ettore, ragazzo già laureato e in procinto di andarsene via da Bologna, nostro traghettatore nella ricerca di una casetta bolognese, fa alcune domande sul costo delle bollette, sulle spese condominiali e sul riscaldamento. Ci riporta subito con i piedi per terra. La donna ci spiega tutto ed in effetti i costi della casa sembrano un pò altini.
Andiamo di là e notiamo che, a dividere le due camere da letto dalla sala e dalla cucina, vi sono soltanto due tendine scorrevoli, che portano a delle doppie abbastanza piccoline. Quelle camere danno l’idea di essere ricavate in quella mansarda e i letti messi lì, quasi accatastati, per ospitare più studenti possibili. Il prezzo a posto letto: quattrocentocinquantamila lire, solo di affitto.
Lo spirito artistico che ci stava guidando all’inizio e che ci prometteva già nottate senza fine, a sorseggiare cabernet sauvignon in compagnia di splendide donne, rapite dalla nostra sete di conoscenza, sta già lasciando il posto a leit-motiv di fine secolo: l’interesse dei proprietari e delle persone un po’ più adulte di noi. Una generazione, proprio antecedente alla nostra, di donne e di uomini che misura tutto in termini economici, cercando di capire quali possano essere le giuste aspirazioni di studenti universitari per intervenire sui quei bisogni in maniera drastica.
Usciamo dall’appartamento un po’ storditi, effettivamente sembra più un luogo adatto ad una festa perenne che ad un posto dove si possa studiare ed avere ognuno i propri spazi vitali.
Ettore, tornati nella via, ci guarda e ci dice “Questa sta fuori, un prezzo del genere, escluse le spese..ma siamo matti..”. “In effetti”, rispondiamo noi, “sembra abbastanza caro..” e ci incamminiamo pensierosi per la strada.
Qualche giorno fa, mi vedo con Gianni nel nostro paese natale. Parlando del più e del meno, iniziamo a colloquiare dei primi tempi a Bologna, delle persone incontrate e delle cose accadute. Non so come, ma torna fuori il discorso delle varie case dove abbiamo abitato e che abbiamo visitato, quando ad un certo punto Gianni dice “ bella però quella casa che stava in via Marsala..”
Io lo guardo un po’ confuso, non credevo che si ricordasse ancora di quella casa, sono passati più di 15 anni e di appartamenti, in quegli anni, ne abbiamo visitati un bel po’.. E poi Gianni non è che abbia proprio un gran memoria. Il fatto è che quell’appartamento me lo ricordo bene anch’io e dico “bella in effetti, veramente..” “e poi quel terrazzone..”.
“Ma perché poi non l’abbiamo presa?” aggiunge Gianni.
Io sorrido un attimo e a malincuore rispondo “non ricordo..”.
Antonello Liberatoscioli