Italian express apartheid
Lo so sembrano archeologia certe cose oggi. Non ne ero convinto e non l’avevo mai pubblicato. Non avevo nemmeno cambiato i nomi veri con quelli inventati, e non li cambierò adesso. Ma dato che il blog è mio e me lo gestisco io, e dato che le fiabe atroci sono inattuali per definizione, e dato anche che è bello leggere di quando questa merda chiamata (Tren)italia faceva già schifo ma in confronto ad ora prende quasi la nostalgia, allora eccolo a voi. Raccontino espresso notturno, a.d. 2003
ITALIAN EXPRESS APARTHEID
Gianluca Ricciato
Alle 5 e 55. Questo è l’unico Espresso per andare a Roma, me ne faccio una ragione.
Di giorno ci sono solo Eurostar e gli altri Espressi sono stati soppressi. Di questo non riesco ancora a farmene una ragione, che i servizi diventino merci su cui fare la grana.
Ma a Roma ci voglio andare, c’è la manifestazione ma non ci sono treni organizzati da Bologna, e poi c’è Daniela che mi aspetta ed è un’occasione per stare qualche giorno insieme, in questo periodo complicato. Allora mi faccio coraggio e metto la sveglia alle 5, dovrei farcela a svegliarmi e ad arrivare in stazione, che è qui vicino, forse riesco anche a fare colazione.
È bella all’alba la stazione di Bologna, non è come la sera quando vengo a fare il servizio mobile, quando devo litigare con il custode di turno per farmi alzare la sbarra e poter arrivare vicino ai binari con la macchina dell’associazione, vicino all’accolita disordinata e multietnica che aspetta il tè caldo, i vestiti, le informazioni. E ogni tanto passa la PolFer che ci lancia occhiate indispettite e annoiate, e poi il passante collettobianco-cravatta-borsetta che ci guarda schifato correndo verso la sua camera di hotel a 5 stelle che l’azienda gli ha prenotato per il convegno sul marketing globale del giorno dopo in fiera. No, all’alba non c’è niente di tutto questo, i ragazzi stanno dormendo mimetizzati negli anfratti bui o nei sottopassaggi o chissà dove, e tutto mi sembra lunare. Continua a leggere “Italian express apartheid”